da “La Repubblica” del 9 marzo 2011
Sangue, emergenza “sacche” entro 9 anni
“Dovremo reimportarlo dall’estero”
Il punto delle associazioni alla presentazione della Settimana nazionale. Il Paese invecchia, aumenteranno i beneficiari e il fabbisogno non sarà più coperto dalla “produzione” interna. Oggi ci sono 43 donatori (uomini al 75%) ogni mille abitanti e al Sud sono la metà del Nord
ROMA – Per ora il fabbisogno di sangue in Italia è coperto dalle donazioni, ma da qui al 2020, con l’aumento della popolazione anziana e il calo di quella, il Paese rischia di non avere più “scorte” sufficienti. A lanciare l’allarme sono state oggi le associazioni dei donatori durante la presentazione, a Palazzo Chigi, della Settimana della donazione del sangue dei volontari del Servizio civile nazionale, in programma dal 14 al 20 marzo.
Il presidente della federazione, Aldo Ozino Caligaris, ne ha spiegato le cause citando i dati di uno studio del Censis: secondo le previsioni, nei prossimi 10-20 anni aumenterà da un lato il numero degli anziani che costituiscono l’80% dei beneficiari della terapia trasfusionale; dall’altro, il calo del 15% dei giovani colpirà una delle fasce più attive nella donazione. La conseguenza, ha spiegato Ozino Caligaris, è che nel giro di nove anni il fabbisogno di sangue crescerà del 9%, mentre le donazioni caleranno dell’8,7%.
Nel corso dell’iniziativa, i rappresentanti di Avis, Fratres e Croce Rossa Italiana hanno spiegato che attualmente aumentano le donazioni, ma anche i consumi. La raccolta attuale registra 3 milioni di unità tra sangue intero (2,5 milioni) ed emocomponenti (500 mila) e garantisce circa 4 milioni di trasfusioni all’anno. L’equilibrio raggiunto fa sì che dal 2003 l’Italia non importi più sangue dall’estero, ma ora torna concreto il rischio che si debba nuovamente far ricorso a “forniture” da altri
Paesi europei.
Lo scopo principale della Settimana delle donazioni è proprio quello di segnalare questo rischio e cercare di “stabilizzare” i donatori occasionali che oggi rappresentano il 15% (circa 150-200mila) del totale (circa 1,7 milioni). Il dato assoluto rivela che i donatori sono appena il 5% della popolazione che potenzialmente può donare – gli individui sani tra i 18 e i 65 anni – e che la media nazionale è di 43 donazioni ogni mille abitanti, con il Nord che spesso doppia il Mezzogiorno. “In regioni come Friuli Venezia Giulia, Veneto e Toscana – spiega Caligaris – si registrano anche 50-55 donazioni per mille abitanti. In alcune regioni del Sud, come la Calabria o la Campania, ci fermiamo a 25 donazioni per mille abitanti”.
Quanto al ritratto del donatore italiano, Caligaris ha spiegato che il 75% è di sesso maschile e che nel 17% dei casi si tratta di giovani fra i 18 e i 28 anni. Cresce poi la quota degli immigrati; solo i cittadini extra Ue coprono il 5% della “produzione” nazionale. Si tratta soprattutto di persone che arrivano dall’Africa (Ghana, Senegal, Maghreb), ma anche asiatici dello Sri Lanka.